Carnevale Ivrea 2015

Il bello di conoscere persone come Davide Boldo è che si diventa amici in 5 minuti!

Ed il fatto di essere così facilmente in sintonia mi ha portato, per la prima volta dopo anni, ad “obbligarmi” a partecipare al carnevale di Ivrea, evento di cui avevo sempre sentito parlare ma che non avevo mai avuto occasione di affrontare.

La cosa che mi era sempre mancata era qualcuno che potesse darmi quello che mi piace in queste occasioni, il vivere l’evento come se fossi uno del posto, non da turista e basta.

Grazie a Davide, io e altri 3 amici, abbiamo potuto vivere davvero il carnevale nel migliore dei modi e raccontarlo è solo l’ultimo tassello perchè la cosa più bella è stata essere lì.

Il contatto privilegiato con la squadra dei Diavoli Aranceri di cui Davide è lanciatore, è stato fantastico perchè è un gruppo di persone simpatiche e disponibili.

Ma veniamo al resoconto della giornata.
Partiamo di buon mattino per essere già ad Ivrea per i preparativi delle squadre e iniziare a capire come “girano le cose” … piove… poi … nevica … meno male che ho preso un sacchetto kuki per la macchina fotografica.

Un giro di ricognizione per le piazze colme di casse di arance, tonnellate di arance, decine o centiania a seconda del numero di aranceri delle diverse squadre, ci fa capire l’itinerario della sfilata.

Dopo aver capito gli spazi ci spostiamo alla piazza dei Diavoli, la più grande (e a detta degli aranceri, la più sicura) e quella che io ho trovato più pericolosa a causa del fatto che è divisa in due parti e spesso i tiri lunghi finiscono nelle retrovie del lato opposto e viceversa.

La piazza è rossa e gialla, completamente rossa e gialla e ti stordisce quasi per quanto è forte la carica di adrenalina che percorre gli aranceri in attesa dei carri; come se non bastasse il capo dei Diavoli fa un discorso che carica ancora di più gli animi e quando arriva il primo dei 45 carri (castello) è un vero e proprio delirio!
Non vorrei essere nei panni dei primi perchè la carica, la potenza, la foga degli aranceri è pazzesca!!!!

Visto così sembrerebbe una vera e propria guerra con nemici e rabbia e invece non è così, assomiglia molto ad un match di pugilato o ad una partita di rugby, ci sono botte da orbi però poi si va tutti a bere insieme e ci si abbraccia felici di aver dato il massimo.

L’atmosfera è incredibile, si sente che non è solo una festa di carnevale un po’ strana, è una tradizione ben radicata che affonda le radici in una delle battaglie più antiche del mondo, fra nobili e plebei, fra i castelli e i forconi dei contadini, insomma si sente che c’è sotto un sentimento molto vissuto da tutti, bambini, giovani (sopratutto), grandi e anche anziani per cui si trovano dal bebè sulla schiena del padre in una specie di gabbia autocostruita al vecchietto con il bastone, fantastico. Inoltre, come poche cose in Italia, è assolutamente paritaria con uomini e donne che partecipano indistintamente.

Il susseguirsi di carri diventa un ritmo fra la battaglia e momenti di attesa in cui si riempie la sacca o la giacca di arance, si controllano le contusioni, si confrontano strategie e si studia la bravura dei lanciatori sul prossimo carro.
Questo dettaglio è importantissimo per salvarsi dalle arance poichè a seconda della bravura dei lanciatori ci sono zone più o meno pericolose (grazie ancora a Davide per avermi insegnato cosa guardare) e quindi per fotografare avvicinandosi di più o di meno al carro.
Ovviamente bisogna fare moltissima attenzione perchè oltre alle arance tirate dal carro ci sono le arance del fuoco amico e del fuoco di altri carri o di tiratori lontani che spesso volano anche lontano dal carro.

Devo dire che forse grazie alla fortuna e forse grazie anche a un poco di abilità (almeno voglio pensarlo) nonostante mi sia messo veramente sotto al carro (ero con un 28mm quindi non potevo e non volevo stare lontano), in piena zona di tiro non ho riportato contusioni di nessun tipo e quindi ne esco anche piuttosto soddisfatto.


Con queste foto non ho voluto fare un racconto giornalistico dell’evento ma un reportage molto emozionale, il più personale possibile, ci ho voluto fotografare le mie sensazioni, anche con foto eventualmente sfuocate o mosse.
Il senso infatti di questo evento, per me, non è tanto nella fotografia perfetta dell’arancia che si infrange su un casco (che tralaltro fanno molto bene già altri) ma nel fatto che una battaglia -sebbene corretta e basata sul rispetto – rimane una battaglia e quindi le foto devono essere, come dice una mia carissima amica, “brutte, sporche e cattive”

Non volevo qualcosa di pulito e fighetto, volevo qualcosa che anche graficamente mi ricordasse quello che ho provato, sudore, fatica, schivare, le botte, il casino, la concitazione, le braccia che si tendono e lanciano e le teste che si nascondono, gli sguardi doloranti, gli sguardi fieri, le urla, gli abbracci…

Grazie a Davide Boldo, Arcangelo Chilorio, Roberto Ciriaco e Diego Santi per la compagnia e la guida ed ai mitici DIAVOLI aranceri www.diavoliaranceri.com

Federico Moschietto

 

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